Quando si verifica un errore da parte della banca, la responsabilità, secondo il diritto italiano, ricade principalmente sull’istituto di credito, anche nei casi in cui il danno sia stato causato da un singolo dipendente e persino se questo abbia agito senza l’autorizzazione dei superiori o all’insaputa della direzione. Questo principio, consolidato da numerose sentenze della Corte di Cassazione, rappresenta una tutela fondamentale per il cliente, che nella maggior parte dei casi ha diritto al risarcimento per danni patrimoniali e non patrimoniali subiti a causa degli errori bancari .
Quando la banca è responsabile
La giurisprudenza italiana impone alle banche un’ampia responsabilità verso la clientela. Gli istituti di credito sono tenuti ad agire con la massima trasparenza e correttezza, sia nella stipula sia nell’esecuzione dei contratti. In caso di errori, quali irregolarità nei conteggi, applicazione di costi non previsti o segnalazioni errate alla Centrale dei Rischi, la banca è obbligata per legge a intervenire per correggere l’errore e a rimborsare il cliente per eventuali danni subiti .
Un caso assai frequente riguarda l’errata segnalazione alla centrale rischi, che può compromettere gravemente la reputazione creditizia di una persona o di un’azienda, limitando la possibilità di accesso al credito. In queste circostanze la responsabilità della banca scaturisce dall’illecita comunicazione e il cliente può agire per ottenere un risarcimento fondato sull’art. 2043 del Codice Civile, che disciplina la responsabilità extracontrattuale per fatto illecito .
Il ruolo della responsabilità del dipendente
Molti consumatori potrebbero supporre che se il danno deriva da un comportamento scorretto di un dipendente, responsabile sia quest’ultimo personalmente. In realtà, la responsabilità oggettiva dell’istituto bancario copre anche azioni compiute dal personale nell’ambito delle proprie funzioni, a prescindere dal fatto che l’istituto di credito ne sia stato consapevole o abbia cercato di prevenire il comportamento illecito .
Ad esempio, la Cassazione Civile, ordinanza n. 31185/2018, ha sottolineato come il danno inflitto da un dipendente che si appropri indebitamente di somme di denaro, anche agendo all’insaputa della banca, comporta l’obbligo di risarcimento a carico dell’istituto stesso. Il motivo di tale scelta è che il possesso del denaro e il rapporto con il cliente derivano proprio dal ruolo di dipendente bancario, e la banca non può sottrarsi alle conseguenze del suo operato .
Come far valere i propri diritti
I clienti che si accorgono di un errore commesso dalla loro banca devono agire tempestivamente per segnalare la problematica e chiedere la correzione e il rimborso di quanto dovuto. È possibile:
- Presentare un esposto formale presso la propria filiale descrivendo in dettaglio la natura dell’errore.
- Rivolgersi direttamente agli organi di vigilanza come Banca d’Italia, tramite la procedura di esposto, la quale consente di segnalare comportamenti irregolari o indebite segnalazioni alla Centrale dei Rischi .
- Avviare una procedura di conciliazione o ricorrere all’Arbitro Bancario Finanziario, se la controversia non si risolve amichevolmente.
- In ultima istanza, ricorrere all’autorità giudiziaria per ottenere il risarcimento del danno in sede civile.
La banca ha il dovere di correggere ogni informazione errata e di fornire riscontro alle richieste del cliente. La normativa è diventata ancor più stringente dal marzo 2025, grazie all’attuazione della direttiva europea 2021/2167, che ha ampliato ulteriormente le tutele anche per i crediti ceduti a terzi .
Responsabilità, risarcimento e prevenzione
Quando si parla di errori commessi dalle banche, non ci si limita ai semplici sbagli tecnici o amministrativi. Un errore può consistere, tra l’altro, in:
- Addebitare costi o interessi non previsti dal contratto.
- Errori di calcolo su rate di mutui o prestiti.
- Errata applicazione delle condizioni economiche pattuite.
- Comunicazioni scorrette alla Centrale dei Rischi, con conseguenti danni economici e reputazionali.
Le sentenze della Corte di Cassazione hanno ribadito che la banca deve garantire il rispetto degli accordi contrattuali e l’integrità delle informazioni fornite. La trasparenza è un obbligo non solo etico ma giuridico.
Quando il cliente subisce un danno accertato, la banca non può addossare la responsabilità al singolo dipendente; è l’istituto di credito che dovrà coprire economicamente il danno – sia esso una somma di denaro sottratta, un danno all’immagine o una perdita di opportunità finanziarie. Nel dettaglio, il risarcimento può coprire:
- Il danno patrimoniale, come la perdita economica diretta.
- Il danno non patrimoniale, come il disagio, l’ansia o il danno all’immagine derivante da comportamenti tortuosi della banca .
Le banche sono chiamate a rafforzare i sistemi di controllo interno, formare adeguatamente il personale e adottare procedure sempre più precise che riducano al minimo il rischio di errore, per evitare esposizioni a controversie e risarcimenti cospicui.
In sintesi, a dispetto di idee diffuse o errate, quando la banca sbaglia è quest’ultima a dover pagare e rispondere delle proprie azioni davanti al cliente e alla legge. Solo nei casi in cui venga comprovato un dolo o una frode specifica esterna al rapporto di servizio, potrebbe esserci la possibilità di parziale responsabilità anche di terzi, ma è la banca a doversi incaricare di rivalersi eventualmente verso chi ha materialmente commesso l’illecito.